Voci e testimonianze

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Testimonianza di una mamma di un ragazzo Down

“Ricordo come fosse ieri quando don Carlo Costamagna, nel lontano 1986, incoraggiò mio marito e me a realizzare un nostro desiderio: creare un posto di lavoro per ragazzi con handicap.

Gioia, emozione e tanto amore vibravano in noi e così, con l’aiuto di persone che condividevano tale necessità, in particolare don Franco, è sorta la Cooperativa Sociale dell’Olivo dove - in un piccolo ambiente - i nostri figli, eseguendo facili lavori manuali ma soprattutto socializzando con le persone, sono cresciuti, sono diventati più responsabili. Hanno condiviso le loro gioie e le loro debolezze, sostenendoli sempre con tanto amore, Zita, Rocco, Mimma e moltissimi volontari cari e fedeli.

Le persone che ho incontrato nel lungo periodo sono veramente tante e speciali, diverse da quelle che incontro in altre occasioni. E’ difficile spiegare come, con il loro modo di essere e di agire, abbiano arricchito la mia vita e quella della mia famiglia, per non parlare della vita di Paolo.

Intanto gli anni inesorabilmente passano e ci si pone la drammatica domanda: cosa ci riserverà il futuro? Ma - o gioia! - le stesse persone che hanno sempre ascoltato con pazienza e interesse i nostri desideri, con la loro serietà e per amore di un Altro, hanno fatto sì che potesse realizzarsi il sogno di ogni genitore nelle nostre condizioni: una casa per il “dopo di noi”.

Lo scopo è stato raggiunto, grazie soprattutto all’impegno del caro amico Guido Garrone, e la Comunità Familiare realizzata è funzionante.

Infine sono certa anche di un’altra cosa: noi genitori non saremo mai soli e questa è il segno di un’amicizia vera.”


Testimonianza di don Franco Berti in occasione dell'inaugurazione della Comunità Familiare intitolata a don Carlo

“Tutto nasce da un incontro. L’incontro tra chi domanda, esprimendo semplicemente il bisogno, e chi incontra e accoglie totalmente quella domanda. Un bisogno che va oltre l’immediatezza concreta di una fatica fisica o di salute, comprende tutta la vita. E da questo fatto, che è certamente dono di Dio e responsabilità operosa dell’uomo, è scaturita nel tempo una Grazia che vedete qui attraverso i volti delle persone presenti.

C’è una fecondità non semplicemente spirituale, astratta o vaga, ma concreta, di storie di volti di uomini e di donne, di persone. Questo è il metodo secondo cui tutto si genera e così è accaduto per Grazia, per la risposta e la responsabilità di alcuni.

Oso dire che a partire da quello che è accaduto è scaturito un popolo, non un gruppo di brava gente che si mette insieme, che non semplicemente è generoso, ma risponde ad un Disegno più grande e genera un pezzo di umanità nuova da tutti visibile e da tutti fruibile. L’opera di questa umanità nuova parte dal Cuore di Cristo ed è generata per tutti, per chi, anche lontano dalla fede o dalla Chiesa, sia un uomo.

Mi ricordo ancora i volti di questi ragazzi, uno per uno, che hanno lavorato e lavorano dentro l’Olivo. Il volto che domanda un’accoglienza eterna.

Tutto, anche la nostra opera, è consegnato, non per formalismo, alla fedeltà di un Altro.”


Discorso tenuto da Guido Garrone in occasione dell'inaugurazione della Comunità Familiare intitolata a don Carlo

“Signor Sindaco, Signor Assessore, Amici tutti! Oggi è un grande giorno per la nostra Fondazione. Chi l’avrebbe mai detto tanti anni fa, 25 anni fa, che oggi ci saremmo trovati qui per inaugurare la Comunità Familiare intitolata a don Carlo Costamagna alla presenza del nostro Sindaco.

Signor Sindaco, don Carlo è stato un grande sacerdote. 25 anni fa era Parroco di Santa Maria della Passione. Con lui don Franco Berti come coadiutore.

In quegli anni emerse il bisogno concreto di una famiglia della Parrocchia. Per loro figlio - un ragazzo Down arrivato al termine della terza media - si poneva il problema di quale percorso compiere. Dall’incontro con don Franco ed una catechista con la famiglia venne l’idea di costituire una cooperativa di lavoro. Don Carlo incoraggiò immediatamente la creazione di un posto di lavoro per Paolo e, con grande magnanimità, concesse i locali di Via Conservatorio 14, tra la Chiesa della Passione e il Conservatorio per l’appunto.

E l’avventura iniziò. Assieme ad una quindicina di ragazzi disabili, i genitori e i volontari (studenti ed anziani) cominciarono a dar vita alla cooperativa. Trovandosi tutti i giorni al lavoro (inscatolamenti e attività semplici) è nata una amicizia profonda, una vita vera che ha rigenerato la storia personale di molti.

Dopo una decina di anni di attività un’altra domanda è emersa prepotente: “Cosa sarà dopo di noi?”. Da qui l’idea della Fondazione intitolata a don Carlo allo scopo di creare una Comunità Familiare in cui i ragazzi possano essere accolti facendo comunità.

Ancora un incontro importante con don Giuseppe Vegezzi, Parroco di questa Parrocchia: Santa Maria delle Grazie al Naviglio, che ci ha concesso l’uso dei locali di quella che era la vecchia casa delle suore che accudivano l’asilo, oggi gestito dalla carissima Chiara, motore instancabile dell’asilo stesso.

E qui ci siamo mossi per realizzare questo luogo con l’aiuto di moltissimi amici ed istituzioni. La raccolta di fondi ha visto il contributo di tutti, persone semplici, benestanti, la Fondazione Cariplo, Unicredit Foundation che ringraziamo tutti quanti per la generosità.

Insieme all’ingegner Giuliani - titolare di Studio Duemila - e al geometra Pession abbiamo operato la ristrutturazione dei locali, garantendo la corretta ripartizione degli spazi della Casa, dell’Asilo e del Teatro.

Dopodiché il nostro grande amico Lorenzo ha portato qui Anna e Nicola, con le loro figlie, e la Comunità Familiare ha preso forma.

Signor Sindaco, questa realtà piccola non è partita da grandi progetti o dichiarazioni di intenti è partita dal bisogno di uno di noi e, grazie all’intelligenza autorevole di altri, è diventata la risposta alla ricerca di senso per la propria vita di molti. Proprio nella tradizione del popolo e della Chiesa milanese.

Si inizia pensando di aiutare e poi si scopre che il principale cambiamento è in noi, un cambiamento che avviene grazie a rapporti fedeli. C’è veramente un filo rosso che lega Santa Maria della Passione a Santa Maria delle Grazie al Naviglio. Passione e Grazia. La fatica offerta trasforma positivamente la realtà generando, senza fretta, luoghi pieni di Grazia. E noi questo lo abbiamo sperimentato realmente!”

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